Come l’anno scorso mia madre e il suo compagno sono andati in Burkina Faso a visitare lo stato dell’arte dei pozzi costruti insieme all’associazione 12 Scatti per l’Africa di cui vi ho gia` parlato in questo post.
Devo ammettere di essermi pentita a non aver pensato prima di spiegarle come funziona Twitter per farle raccontare in diretta quello che vede e che vive.. cosi` ho deciso di farlo io per lei.
Racconto via twitter cio` che lei mi racconta via sms :) in diretta: nel momento in cui mi scrivo io lo scrivo a voi perche` mi piace l’idea di rendervi partecipe di questa cosa, di farvi avere una testimonianza vera sul posto:) Ho pensato di utilizzare l’hashtag #12scatti in quanto richiama il nome della nostra associazione.
La vita nei villaggi del Burkina Faso non e` affatto facile; mia madre e il compagno (l’anno scorso erano in 4, quest’anno solo loro due) alloggiano presso lo stabilimento delle suore dove e` presente anche un ospedale e una connessione ad internet tramite la quale mia madre e` riuscita ad inviarmi il diario di viaggio dei primi giorni e una foto!
Ho deciso di postare il diario di viaggio, scritto a 4 mani, cosi come e` nella sua integrita` :) con gli errori di battitura, gli errori forse dei nomi dei villaggi e la tabella dei pozzi da visitare; completo dell’ironia di Massimo e della sensibilita` di Rita mia madre:)
Qua e la troverete delle piccole note scritte da me semplicemente per spiegarvi cosa viene menzionato :)
Ma basta chiacchiere, ecco il diario :)
BURKINA FASO 2011
(Massimo e Rita)
Eccoci di nuovo in viaggio…
Ormai siamo “veterani”, sappiamo cosa ci attende.
Ma è sempre una grande emozione.
1° giorno (sabato 12) – Il viaggio
Fiumicino. Questa volta l’esperienza ci è servita: controllo a casa dei bagagli. Due a testa, peso massimo 23kg ciascuno …preventivamente controllati a casa. Speriamo solo che non ci arrestino per …trafficanti di medicinali!
Arriviamo alle 21 e 15 circa a Ouagadougou, solo un’ora di ritardo. Ovviamente e puntualmente …manca un bagaglio! E meno male che non è uno di quelli con i vestiti… Però ci sono le caramelle, e tanti medicinali. Solite formalità per la denuncia (stavolta in un ufficio malandato ma vero, persino con l’aria condizionata!), sono gentili, si scusano per il disguido… ce lo invieranno direttamente a Koupela nei prossimi giorni.
Ad attenderci c’è l’Abbè Lucien, con Marcel che fa da autista. Si è fatto tardi, ci fermiamo a mangiare pollo con patatine fritte e bere birra. Rita non ce la fa più (e meno male, perché mica posso dire che anche io sono sfinito…). 120 Km dopo alle 2:30 circa ci apre il cancello della missione di Koupela Suor Noelì… Alle 3:00 passate siamo finalmente a letto!
Domani è domenica. Rita vorrebbe partecipare alla funzione… Alle 6:30… Dubito…
2° giorno (domenica 13)
Nottata passata a rigirarsi tra le lenzuola bollenti, e bagnate di sudore, nel dormiveglia. Mi sveglio di soprassalto. Qualcuno si è seduto sul mio letto. Sono le 7:30…
– Rita, che ci fai in giro a quest’ora…
– Non riuscivo a dormire; e poi ero già sveglia e mi sono alzata…
Già… e ora sono già sveglio anch’io…!
Stamattina abbiamo appuntamento con l’Abbè Barnabe per definire il programma dei prossimi giorni. Prima delle 10:00 abbiamo il tempo per un caffè e per rilevare le coordinate del nuovo pozzo della missione, posizionato …nel pollaio! Non ha il solito aspetto, con la ruota ormai familiare della Volanta. E’ un tombino quadrato nel terreno, protetto da una botola metallica, ed invia l’acqua ai serbatoi mediante l’installazione di una pompa elettrica.
Il tempo di documentare con la (NUOVA!) macchina fotografica di Rita, ed ecco Barnabè. La redazione del programma non è cosa semplice ed immediata. Abbiamo dovuto sincronizzare i dati a disposizione sui pozzi già fatti, quelli da visionare e quelli richiesti.
Alcuni dei pozzi fatti con l’anticipazione del costo della trivella sono risultati purtroppo negativi. Vorremmo mettere anche questi nel programma di visite. La programmazione che ne viene fuori sembra perciò decisamente impegnativa. Ai nostri precedenti compagni di viaggio non è necessario ricordare che significa da queste parti visitare mediamente quattro, e anche cinque villaggi in un giorno, distanti tra loro magari poche decine di chilometri, ma tante ore di fuori pista!
Comunque, lungi da noi la voglia di piangerci addosso: siamo comunque dei privilegiati! Solo per i più “tecnici” o i più interessati (e soprattutto per il nostro “presidentone”), alleghiamo il dettaglio…
[n.d.S. Non so se si vede bene la tabella, e` un’immagine presa dal documento che mi hanno spedito]
E per il solito che pensa male, non ci siamo dimenticati venerdì e sabato… ce li siamo solo lasciati come jolly (Barnabe dice che difficilmente rispetteremo il programma… ma noi siamo venuti apposta, e ce la metteremo tutta!). A pranzo abbiamo modo di salutare le sorelle che ci ospitano con estremo garbo e cortesia. Purtroppo non c’è Suor Bartolomea…
Ci chiedono di Stefano uno e Stefano due, vogliono sapere, portiamo loro i saluti di tutti. Alle quattro del pomeriggio abbiamo appuntamento con Julien per andare a visitare il Seminario di Baskourè, dove ormai da un anno lui è stato trasferito come insegnante-economo. Ci ha chiesto di realizzare un pozzo per la comunità dei giovani seminaristi.
Arriva con una specie di “Van” giallo, un po’ perché verniciata così, un po’ per la polvere di sabbia silicea che ricopre un po’ tutto, e che tra non molto ricoprirà anche i nostri vestiti. In una mezz’ora scarsa copriamo i circa 15 chilometri che da Koupela ci portano a Baskourè, ed entriamo nel perimetro del seminario.
Decine e decine di giovani (dai 12 fino agli oltre 20 anni, come avremo modo di scoprire) sono intenti a disputare ogni tipo di sport, sollevando nuvole di polvere rossastra. Julien ci fa da orgoglioso cicerone, illustrandoci i vari ambienti di studio, riposo, ricreazione, di cui questi “fortunati” ragazzi possono usufruire. In particolare si sofferma sul giardino-orto, per le cui culture ha necessità di maggiori quantitativi di acqua. Il nostro dubbio è: ma è effettivamente una priorità?
Ne discuteremo senz’altro con i soci dell’associazione. Nel frattempo maturiamo dei pensieri in autonomia… In questo centro ci sono più di 140 ragazzi. E’ un centro di formazione per preti, anche se di loro solo il 10% circa lo diventerà. Ma è soprattutto un centro di formazione culturale, spirituale e di vita, di cui senz’altro anche quelli che abbandoneranno la vocazione sapranno far tesoro. E in tutta questa miseria che ci circonda, non è forse anche questo un arricchimento in prospettiva per il paese?
Quando torniamo verso gli uffici, le docce all’aperto sono gremite di ragazzi schiamazzanti e che sorridono incuriositi dalla nostra presenza. Qualche foto, strette di mano, sorrisi gratuiti e disarmanti copiosamente dispensati… Poi un bel, anzi due bei bicchieri… no, decisamente direi tre belle bottiglie di birra frasca (ammazza quanto bevono da ‘ste parti!), poi di corsa verso Koupela: ricordate? Le nostre sorelle non ammettono ritardi rispetto agli orari dei pasti…
3° giorno (lunedì 14)
Alle sette colazione, puntuali come vuole l’educazione. Ormai siamo dei veterani… Non ci emozioniamo più tanto facilmente. Perciò nei report saremo precisi, essenziali, professionali. Alle 7:30 arriva puntuale Marcel (l’autista), che ci conduce alla sede dell’Ocades a prendere Alexis (il “navigatore” non satellitare: non potete immaginare quanto sarà utile!).
Il programma lo conoscete: nell’ordine visiteremo:
- Goanghin
- Balembilin
- Wako
- Tambela/Boumdoudoum
- Dimistenga/Komboisin
Quest’ultimo solo se potremo vedere la trivella in funzione sul secondo tentativo di trovare l’acqua. I tecnici perforatori ci terranno informati…
Goanghin
Non facciamo in tempo a sistemarci in auto, che già siamo arrivati… E dov’è allora la difficoltà del programma? Il pozzo è proprio davanti ad un nucleo monofamiliare …di 25 persone! Tutto intorno altri nuclei analoghi. L’acqua esce regolarmente, sotto la spinta della pompa Volanta.
Con fare professionale, ci accingiamo a rilevare la posizione, e poi…
…E poi eccoli! Di nuovo, sbucano un po’ da ovunque, ridono, sghignazzano, ci circondano.
Belli e sporchi all’inverosimile. Come potrebbe essere altrimenti con questa polvere! Dove sono le caramelle? Mannaggia l’Air-France! Una breve visita al nucleo familiare più vicino (bello nella sua essenzialità: in un angolo nei pentoloni sul fuoco si sta preparando la birra), qualche foto, qualcuna in posa. Poi via: c’è ancora molto da fare.
Balembilin
Il trasferimento comincia ad essere più lungo. Il villaggio è costituito da nuclei familiari abbastanza distanti tra loro. Complessivamente circa 300 persone hanno da oggi la possibilità di dissetarsi e rinfrescarsi con l’acqua del nostro pozzo!
Ma non solo: due orti ai due lati del pozzo ci mostrano con orgoglio la loro verde produzione. E poi? E poi, siamo professionali e distaccati, non ricordate? Quindi non diremo dei bambini, dei festeggiamenti, delle richieste di foto in posa per poi rivedersi e ridere con discrezione…
La macchina nuova di Rita non potrebbe subire un collaudo migliore: a fine di questa prima giornata avrà scattato più di 200 foto!
Ma ad un certo punto deve passare la Canon digitale a me: altrimenti non potrebbe ricevere, con sua grande gioia (dovreste vederne la faccia…) i due polli che, legati per i piedi, le porge il capo villaggio in segno di ringraziamento. Stefano 1 e Stefano 2, voi lo sapete: è pericoloso rifiutare!
Wako
Cominciamo ad intuire che in effetti qualche difficoltà c’è… Non si arriva più a questo villaggio?
Anche il “navigatore non satellitare” sembra in imbarazzo a qualche bivio (se così si può chiamare la diramazione di due sentieri polverosi tra la sterpaglia della savana). Suor Bartolomea ci indica le diverse forme. Ecco l’Elefante che Dorme, e il Cappello del Duce, (la Finalmente arriviamo. Dopo poco meno di un’ora, per scoprire che siamo alla considerevole distanza di …12 chilometri da Koupela!
Poca gente ad accoglierci. Quest’anno Barnabè ha ritenuto più vero non avvisare i villaggi del nostro arrivo, per vedere la realtà non filtrata dalla preparazione per l’accoglienza. Il villaggio è decisamente vasto, anche se non si riesce a scorgere tutte le abitazioni, sparse molto distanti tra loro. Alexis, traducendo la risposta dei locali, ci dice che vi risiedono circa 5.000 anime.
A noi sembra un po’ esagerato (o forse non ci siamo intesi); comunque direi che qui il pozzo ci sta bene. Non è ancora completato: per ora c’è solo la tubazione blu che sporge per circa un metro dal terreno ed è protetta da sterpaglie appoggiate intorno. Presto verrà realizzata la struttura di contenimento e montata la ruota della pompa Volanta, per la gioia degli abitanti del villaggio.
Quindi, in marcia per il prossimo villaggio.
Tambela/Boundoudoum
Se il primo sembrava lontano …questo sembra decisamente irraggiungibile! Per il primo tratto ci scorta un ragazzo in bicicletta, che pedalando sullo stretto sentiero davanti al nostro fuori strada, ci indica la via per un tratto, fino a raggiungere la …strada maestra. Da qui, procedete da soli, sempre dritto.
Peccato che non abbiamo notato la differenza tra questa e il sentiero di prima! Dopo titubanze, intoppi, richieste di informazioni (aiuto! Dove siamo?), il nostro “navigatore non satellitare” ci conduce alla meta. Purtroppo questo è uno dei pozzi risultati negativi, in una zona dove non ci sono altre risorse idriche nel raggio di oltre sei chilometri per una popolazione di oltre 400 anime! E la speranza di tentare una seconda perforazione sembra vana. Il rappresentante del villaggio esulta alla nostra intenzione di parlare con Barnabe per un eventuale secondo tentativo…
Sono riconoscenti, anche se il pozzo è andato male. E di ciò fa le spese Rita …che si ritrova in mano le zampe legate del terzo pollo della giornata!
Inutile raccontare dell’ennesimo bagno di bimbi (perché ormai noi siamo dei veterani…); al riguardo Alexis ci fa notare che quella quindicina di bambini curiosi che ci circondano per farsi fotografare, sono tutti figli del capo villaggio.
Durante la strada di ritorno, riceviamo purtroppo la notizia che per oggi il nostro giro finisce qui: anche il secondo tentativo a Dimistenga è andato fallito… Il ritorno a Koupela è un po’ mesto per questo motivo. Ne approfittiamo comunque per un breve passaggio al mercato, per l’acquisto del pane per la missione e per immergersi ancora una volta nel folclore locale.
Dopo pranzo (e dopo una meritata sosta), approfittiamo del pomeriggio libero per far visita all’ospedale e per una breve passeggiata (sotto un sole cocente) fino al Baobab gigante e al pozzo di Pousga, che continua a fare brillantemente il suo lavoro, sotto l’azione di giovani ragazze che riempiono in continuo le famose taniche gialle. [n.d.S. le taniche gialle vengono utilizzate per trasportare l’acqua nel villaggio]
Prima di cena un piacevole intermezzo: la visita ad un vecchi amico (visto una sola volta due anni fa), che ci è rimasto nel cuore: Gualtiero, con la sua fedele compagna Marisa, è da novembre che si adopera per il bene del popolo burkinabè operando presso il dispensario delle suore.
[n.d.S. Ringrazio anche io Gualtiero che ha permesso a mia madre di mandarmi l’email :) ]
Lo troviamo stanco, ma sempre determinato come lo abbiamo conosciuto.
4° giorno (martedì 15)
Alle sette colazione.
Riposati? Come si può esserlo dopo una nottata a rigirarsi fra le lenzuola umide, spostandosi alla disperata quanto inconcludente ricerca di un fazzoletto di letto fresco: le lenzuola sono calde! Puntuale alle 7 e 30 arriva Marcel con il fuori strada (l’abbiamo guardato bene: è un Toyota Hi…); insieme andiamo a prendere Alexis alla sede dell’Ocades e ci mettiamo in marcia per il programma giornaliero. Ma prima una sosta per comprare delle caramelle. Le nostre sono rimaste nel bagaglio che non si è ancora rimaterializzato… ma non ci si può presentare davanti ai visi sorridenti dei bimbi burkinabè senza almeno un “bon-bon”, come dicono loro.
Nell’ordine visiteremo i pozzi di:
- Mogtedo Centro (vicino alla scuola)
- Bollin (pozzo purtroppo risultato negativo)
- Targanga (il Pozzo di Filippo)
- Sanemtenga
- Songnaaba
Mogtedo Centro
Il pozzo è proprio lì dove doveva essere: davanti al crocifisso, a fianco dell’ingresso della scuola. E’ in funzione, l’acqua esce copiosa sotto la spinta della pompa Volanta. Un brivido quando una presenza angosciante si avvicina spingendo la carriola con le taniche per il rifornimento idrico. Mi chiedo come si sentano e cosa pensino le donne mussulmane dietro quel velo nero dalla testa ai piedi, che non riesci neanche a capire come facciano a vedere. Io non riesco a scorgere nessuna feritoia…
Dopo la distribuzione delle caramelle (che stavolta abbiamo portato), abbiamo il tempo per un saluto all’Abbè Jacob, che ci chiede in particolare di Stefano. Rassicurato dalle nostre risposte, ci comunica che nella scuola ci sono oggi circa 110 alunni. Direi un buon risultato!
Ma la giornata è lunga e faticosa, percio partenza per…
Bollin
Lasciata presto l’”autostrada” (!!), ci inoltriamo a sinistra per un territorio via via sempre più brullo ed arido. Affioramenti granitici e piccole colline rocciose ci accompagnano lungo il tragitto, conditi con le immancabili nuvole di polvere giallo-rossastra sollevata dall’auto. Il percorso è impervio e accidentato, di difficile individuazione al di fuori dei tracciati principali.
Cominciamo a disperare quando, dopo oltre un’ora di percorso, anche il nostro “navigatore non satellitare” sente l’esigenza di fermarsi e chiedere… ad un ragazzo in motorino… ad una donna in bicicletta (che ci indica esattamente la direzione opposta!)… ai meravigliati abitanti di un agglomerato isolato.
Da qui finalmente, probabilmente impietosito, ci scorta un “nav.non.sat.ciclomunito” fino ad un nuovo agglomerato isolato (il sentiero è talmente stretto che le ruote del fuoristrada viaggiano sui sassi che ne delimitano il bordo); qui cambiamo “nav.non.sat.ciclomunito” per farci finalmente scortare fino alla meta.
E qui viene da chiedersi: ma tutta questa fatica per cosa? Sul terreno, nel punto dove la trivella ha affondato la sonda, il mesto cumulo di roccia grigiastra triturata, a dimostrazione del risultato purtroppo negativo della perforazione. Restiamo molto tristi a pensare che questa comunità di circa 70 persone dovrà ancora rinunciare al sogno di avere un proprio approvvigionamento di acqua limpida, e continuare l’andirivieni dal pozzo più vicino che dista oltre cinque chilometri nella savana…
Targanga
Qui la faremo breve e vi porteremo subito a destinazione, ma vi assicuro che la caccia al tesoro è stata altrettanto faticosa!
Il premio però è la vista di un pozzo perfettamente funzionante e in piena attività. Già da lontano, in questa landa brulla e piatta, si può scorgere il profilo inconfondibile della Volanta. Alexi ci dice che purtroppo l’acqua non è abbondantissima, ma la vediamo comunque sgorgare in quantità sufficiente sotto la spinta di una giovane donna che aziona la ruota. Questo è il pozzo di Filippo. Penso non poteva scegliere un posto più sperduto e bisognoso in cui decidere di attuare la sua opera buona.
Il pozzo di Filippo è l’unico in questa zona; darà una prospettiva di ristoro, di speranza e di vita ad una comunità di oltre 700 anime, compresi i bambini, tanti, sporchi, ma belli! Penso che possiamo ritenerci soddisfatti; …che la mamma di Filippo possa essere felice; …che Filippo lo sarà senz’altro.
Sanemtenga
Questa volta il percorso è più breve, e in un quarto d’ora circa ci porta alla meta. La morfologia della zona è sempre la stessa: pensiamo che questi siano tra i posti più aridi che abbiamo girato fino ad oggi.
Il pozzo è per fortuna perfettamente funzionante, l’acqua sgorga in abbondanza (cosa non scontata in queste zone!), la pompa è la solita Volanta. Sarà senz’altro di valido sostegno alle 400 persone circa che popolano questo sperduto villaggio. Cosa tanto più comprensibile se si tiene conto degli oltre cinque chilometri che li separano dal pozzo più prossimo!
Prima di ripartire solito bagno di bimbi. Ma questa volta siamo attrezzati, e possiamo dispensare caramelle su ognuna delle manine tese. Per la gioia di Rita… il capo del villaggio le allunga le solite due zampe legate del pollo offertoci in segno di ringraziamento (e Rita ormai sa che non ci si può rifiutare di accettare, e quindi si sacrifica. Al ritorno a Roma proporrò per lei un riconoscimento ufficiale ed una menzione d’onore al merito).
Songnaaba
Per raggiungere Songnaaba è necessario affrontare di nuovo a ritroso il lungo percorso fino a Mogtedo, appena superato il quale si imbocca una sterrata a sinistra, che ben presto si trasforma nel solito sentiero impervio e accidentato. Il villaggio è situato in una zona sembra più popolata rispetto a quella da cui veniamo, ad una distanza non eccessiva dalla città. Non sembrano comunque esserci altri pozzi nelle immediate vicinanze.
Al nostro arrivo la Volanta è ferma, ma sugli arbusti circostanti una moltitudine di panni variamente colorati e stesi al sole sta a dimostrare che fino a poco tempo prima il pozzo deve essere stato molto indaffarato per supportare le giovani del villaggio nelle loro attività quotidiane! Come sempre al nostro arrivo (che come ricorderete questa volta non è stato anticipatamente comunicato alle comunità interessate) una piccola folla incuriosita si avvicina, con il consueto seguito di bambini timidi e rispettosi, ma subito pronti a partecipare entusiasti e divertiti al solito rito del “fammi una foto e fammela rivedere”, con successiva distribuzione di caramelle…
Informazioni tecniche: il pozzo è positivo e unico in un intorno di tre chilometri, è dotato di pompa Volanta e serve una comunità di circa 500 persone… il cui “chief” ci prova con Rita e lei non perde l’occasione per farsi immortalare insieme a lui in una appassionata foto mano-nella-mano.
Il ritorno a Koupela è preceduto da un meritata sosta per una birra fresca ed uno spuntino presso la “birreria” di Mogtedo, in compagnia dei nostri amici Alexi e Marcel.
[fine diario per adesso]
Al momento e` tutto, attendo notizie da mamma che oggi purtroppo non ho ancora sentito e il diario dei prossimi giorni:) vi lascio con la foto che mi ha mandato: quella al centro e` lei con i bambini di un villaggio intorno :)