India, quel viaggio inaspettato. Che torna di nuovo

Pune

Ho percorso l’India a piedi scalzi su strade improponibili; ho vissuto in un ashram come fosse la mia casa di sempre; ho meditato, per ore, dentro il Tempio della Pace in Terra al cospetto dello Shiva Lingam di mercurio più grande dell’India, sotto l’ombra degli alberi di mango, seduta di fronte il mandir del mio maestro; ho conosciuto persone provenienti da tutto il mondo e condiviso ogni cosa per giorni e giorni; ho trovato la pace, interiore, quella vera e adesso so che sapore ha.

In quel pezzo di terra immerso nella foresta, in compagnia di scimmie e pavoni, dove il tempo sembra dilatarsi e subire l’effetto della distorsione; dove regna un’armonia sovraumana e mai conosciuta prima; dove tutto scorre come deve scorrere, dove l’energia è così forte che in alcuni momenti ti investe completamente.

Mai e poi mai, quel 4 di settembre di un anno fa parlando con il mio amico Alessandro, avrei immaginato che mi sarebbe capitato tutto ciò, che la vita mi sarebbe così cambiata e che mi sarei ritrovata ora qui a parlare dell’India, del mio maestro e di quel viaggio spirituale, e surreale, completamente inatteso.

L’India quel paese assurdo per il quale non sarai mai preparato abbastanza. Quel paese che ti accoglie con i suoi assordanti colori, il profumo di incenso, l’odore della plastica bruciata ai bordi delle strade, la puzza di piscio, il cibo di strada, l’odore pungente del coriandolo, i fiori arancioni usati per le offerte nei templi, i cani randagi, i bambini che corrono nudi e scalzi sotto i ponti in costruzione, le donne vestite con i loro sari bellissimi, i risciò che ti sfrecciano addosso da qualunque direzione. E a causa dei quali, rischi la vita ogni due per tre.

Quel paese di cui molte volte non sono riuscita a raccontare come avrei voluto e come vorrei. Un paese che ti travolge, nel bene o nel male. Perché l’India non ha mezze misure: o la ami o la odi.

E adesso che è notte, nuovamente mi trovo  a pensare, a leggere, a cercare, a programmare il mio ritorno in India. Questa volta di più, questa volta si volge lo sguardo anche al nord, verso l’Himalaya. 40 giorni; in India. Tra febbraio e marzo, il prossimo anno.

Cercherò di raccontare durante il mio viaggio ciò che vedrò, le emozioni provate, la cultura dell’India, quella non turistica, quella che si sperimenta vivendo in un ashram isolati nel bel mezzo della foresta vicino Pune; camminando attraverso i luoghi sacri degli yogi sull’Himalaya.

Non so se ci riuscirò perché l’India ti mette sempre alla prova; ma almeno ci proverò.

1 Comment

  1. SkandaRaje 08/12/2013 Reply

    Bellissimo…!

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