Prua ad Est, rotta per Tokyo

Non so da dove cominciare, quindi lo dirò tutto d’un fiato: mi trasferisco a Tokyo!

Ebbene sì, ce l’ho fatta! Per chi mi conosce un po’ sa che è praticamente un sogno che si avvera e, a dirla tutta, ancora non ci credo completamente nemmeno io :D

Sono in un misto di sensazioni molto particolari e difficili da spiegare.

Sono abituata a viaggiare da sola e per lunghi periodi, l’ho sempre fatto fin da giovane dai tempi della scuola, ma questa volta è un bel po’ diverso.

Nella dimensione del viaggio in cui, bene o male, ero sempre stata abituata, ero serena perché non avevo grossi pensieri, sapevo con relativa certezza quando sarei tornata, cosa all’incirca avrei visto e come mi sarei mossa; non c’era paura o confusione, c’era principalmente eccitazione, gioia e tanta curiosità di visitare e vivere un Paese nuovo e una cultura a me sconosciuta.

C’era movimento, seppur lento.

Ora invece c’è qualcosa di totalmente diverso, di opposto: c’è “stabilità”. Una stabilità che, seppur temporanea (forse, chi lo sa), sto trasferendo completamente in un altro Paese.

Sì perché a Tokyo andrò a scuola tutti i giorni a studiare la lingua giapponese, avrò una casa da condividere, un lavoro, la spesa da fare, le bollette da pagare, una città da scoprire e degli amici da incontrare. Insomma quella vita “normale” che bene o male ho sempre fatto qui nella mia città natale o a Ventotene durante la stagione al diving.

La vita di tutti i giorni che sto catapultando in un paese e una cultura lontana anni luce dalla nostra ma che mi ha sempre affascinato sin da giovanissima. E impazzisco di gioia al solo pensiero! Non vedo l’ora di partire, di mettere piede sul suolo nipponico e guardarmi attorno con lo stupore di una bambina che entra per la prima volta in un parco giochi.

La paura c’è, è normale; e mi va bene così, mi piace, è giusto. La paura è sana, aiuta a crescere, a comprendere i propri limiti, a mettersi in gioco e mi stimola ancora di più a riuscire negli obiettivi che mi sono prefissata.

So bene che non sarà tutto rosa e fiori, so bene che il Giappone non è solo bellezza come ce lo immaginiamo, so quali difficoltà incontrerò; non so come andrà nel pratico ma so che comunque vada sarà un successo.

Perché perseguire i propri obiettivi, lavorare ai propri progetti mettendoci anima, corpo e passione affrontando le difficoltà che la vita ti propone è sempre e comunque un successo, in qualsiasi modo dovesse andare.

E poi ritengo che anche semplicemente essere a contatto con altre culture, persone provenienti da diverse parti del mondo, esplorare un Paese nuovo può solo portare opportunità, prospettive, esperienze e arricchimento personale.

I momenti di sconforto ci saranno lo so bene, anche perché io sono terribilmente nostalgica e malinconica, ma fa parte del gioco. E poi so di non essere sola, non è la distanza fisica che tiene lontane le persone. “Può forse una distanza materiale separarci davvero dagli amici? Se desideri essere accanto a qualcuno che ami, non ci sei forse già?” recitava Richard Bach in un libro a me molto caro.

Forse mai come in queste settimane prima della partenza mi sono resa conto di avere intorno a me davvero tante persone che mi amano, (e io ad autostima non è che sto messa proprio tanto bene :P ) e tra queste più di tutti la mia famiglia allargata, sconclusionata e delirante che mi ha sostenuto e appoggiato in questa avventura fin dall’inizio e senza la quale non ci sarei mai e poi mai riuscita. Il grazie più grande va a loro: ai miei genitori prima di tutto, a mio fratello, a Massimo e a mia zia ( <- mi raccomando le ciambelline!).

E grazie anche a tutti quegli amici che ci sono sempre stati, a quelli nuovi, a quelli ritrovati, a quelli nerd, ai miei fratelli e sorelle hamsa che mi stanno danno una carica incredibile e stanno facendo molto più di quanto possano immaginare :)

 

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